Lo smart working è oggi più che mai un argomento di attualità. In questi mesi moltissimi lavoratori Italiani si sono dovuti cimentare con lo smart Working senza non poche difficoltà. Difficoltà dovute ad una scarsa attitudine o alla mancanza di preparazione da parte delle loro aziende? Prima cosa chi è uno smart worker?
Ad oggi vista la situazione che si è venuta a creare sono state mescolate le carte in tavola e si è creata molta confusione sull’argomento. Per essere smart worker non basta lavorare da casa un giorno a settimana e soprattutto ci sono figure tipo quelle dei freelance che da sempre lavorano in remoto e non sono smart worker. Per potersi definire tali ci devono essere un insieme di caratteristiche e di processi che più avanti vedremo.
La domanda sorge spontanea, quello che in questo periodo abbiamo visto e sentito si può definire davvero smart working? Si è creata la convinzione comune che le persone abbiano lavorato in questa modalità ma non è cosi, semplicemente hanno lavorato da casa. Lavorare in smart working significa:
Nel 2019 gli smart worker erano 570.000 con una crescita del 20% rispetto al 2018. Il dato è destinato ad aumentare, si parla in un prossimo futuro di 5 milioni di smart worker. I fattori che faranno incrementare questo trend principalmente saranno due.
Il primo riguarda l’impatto ambientale, oggi più che mai abbiamo visto quanto in questi due mesi ci sia stato un abbassamento delle emissioni di co2 dovuto ai minori spostamenti, questo fattore non potrà essere ignorato dalle amministrazioni, verranno introdotte nuove regole che limiteranno il più possibile l’uso dei propri mezzi e incentiverà metodi alternativi.
Il secondo fattore sarà quello della sostenibilità aziendale. Anche le aziende in questa situazione dovranno riadattare gli spazi, per garantire il distanziamento sociale, creare zone ad hoc dove potersi muovere con le dovute distanze, introduzione di mascherine, guanti e gel disinfettanti.
Se da un lato questa situazione potrebbe sembrare controproducente in realtà porterà un forte snellimento all’interno dell’azienda, con benefici sia in termini di vivibilità che di costi aziendali. L‘azienda dovrà mettere a disposizione degli smart worker strumenti all’altezza, formazione adeguata e nuovi regolamenti che siano cuciti su misura per rendere il lavoro più produttivo.
Di fronte a questo fenomeno in crescita noi di Società Italiana Coaching Aziendale abbiamo svolto più di 200 interviste fra manager, HR, responsabili vendite e acquisti, clienti. Queste interviste ci sono servite per capire che la maggior parte dei lavoratori lamenta la totale assenza nell’organizzare i flussi di comunicazione aziendale.
Queste criticità portano ad una riflessione, la leadership per come la conosciamo oggi sarà funzionale anche in questo contesto? La risposta è molto probabilmente no. Questo grande cambiamento porterà variazioni anche in questo senso, in questo contesto è il leader che deve adattarsi e capire in quale direzione andare per creare una leadership vincente.
E’ importante dimenticare le riunioni face to face, dove le capacità di calibrazione fanno la differenza, ad oggi dobbiamo spingerci oltre e affinare tutte le nostre conoscenze e capacità. Questi sono i punti sui quali le aziende dovrebbero focalizzarsi, prima si faranno trovare pronte, prima saranno parte integrante di questa rivoluzione. Per qualcuno probabilmente sarà difficile adattarsi al cambiamento, ma è proprio quello che farà la differenza.
I programmi di formazione allo smart working di Società Italiana Coaching Aziendale sono stati rivisti e adattati tenendo conto di quanto esposto sopra e soprattutto di quanto è emerso dalle oltre 200 interviste svolte. Siamo certi di poter garantire il miglior supporto e servizio a tutte le aziende che intendano adottare lo smart working come strumento e opportunità per migliorare la propria efficacia ed efficienza, senza dover mai più trovarsi a dover gestire una situazione in emergenza.